Lo studente potrebbe fare bene, ma non si applica. Una frase sentita spesso a scuola, che trova spazio anche nella definizione di Caccia al tesoro durante e dopo il film.
Ti aspetti una commedia che faccia ridere e che non abbia forzature dolorose da cinepanettone, considerando l’uscita avvenuta nella terza settimana di novembre, ma ti ritrovi con un lavoro piacevole in alcuni frangenti e troppo banale in altri, dove ti aspetti una battuta ad effetto e in regalo non hai altro che qualcosa che ti dà una smorfia di disappunto.
Incomprensibile la scelta di rendere “bonacciona” la Camorre sul finale del film, molto più sensata la componente umana su cui ruotano le motivazioni che portano Domenico Greco, interpretato da Vincenzo Salemme, a voler rubare il Mitra di San Gennaro.
E qui entriamo dentro il film. Domenico è un attore teatrale che ha collezionato debiti e fallimenti artistici. Una situazione fastidiosa, che prende una piega drammatica quando scopre che il nipotino è malato al cuore e che servono 160 mila euro per portalo negli States.
Le preghiere di miracolo a San Gennaro, con richiesta autorizzazione al furto del Mitra, vengono accettate positivamente. O meglio è quello che pensano, visto che in realtà a parlare era un parcheggiatore abusivo fuori dalla chiesa.
Sta di fatto che Domenico architetta un piano che coinvolge Ferdinando (che lo aveva obbligato per non denunciarlo alla Polizia), il figlioletto Gennarino, e successivamente una coppia di falliti rapinatori composta da Cesare e dalla compagna Claudia, ballerina di lap dance.
I cinque partono alla volta di Torino, per rimediare al primo fallito tentativo di furto del Mitra. Con Cesare successivamente fuori dai giochi, i restanti appartenenti a questa banda di ladruncoli cercheranno soluzioni per rubare l’ambito gioiello, inconsci di non essere i soli a mirare al bottino.