Il più antico strumento tecnologico che abbia consentito di raggiungere le persone è senza alcuna ombra di dubbio la radio. Sono praticamente cento anni che questo oggetto che tutti abbiamo in casa, in auto e grazie alla tecnologia recente anche nei cellulari e ora negli smartphone, ci accompagna ogni giorno e ci informa sugli avvenimenti del mondo in cui viviamo. E chi ci accompagna oggi in questa conversazione è una delle voci affermate di Radio Rai da oltre vent’anni, Lorenzo Opice.
Sfido chiunque dopo averlo sentito a dire che non ha riconosciuto la sua voce; si perché diversamente dalla più affermata e onnipresente televisione (onnivora direi) la voce, quella che sentiamo nella radio forse distrattamente proprio perché la tipologia di fruizione ci consente di “fare altro” mentre la si ascolta, è quasi tutto.
L’esempio più calzante per far capire è la differenza che sta nel leggere qualsiasi cosa, che sia un libro un articolo di giornale o altro, e vederne il contenuto trasformato in immagini; quello che io da amante della lettura chiamo fascino dell’immaginario te lo può dare solo una descrizione e tu lì a figurarti tutto. Ecco dove sta l’importanza del lavoro di chi parla alla radio.
Lorenzo Opice giornalista e conduttore Rai dal 1996, è la voce storica di varie trasmissioni notturne di Radio Uno : La notte dei Misteri, Baobab di Notte e La Notte di Radio Uno, redattore e conduttore prima del GR3 e poi del GR1 sera e notte. Ancora conduttore per quattro edizioni in coppia ad Annalisa Manduca sempre nell’ambito del Giornale Radio Rai della nota trasmissione BenFatto, in onda su Radio Uno.
Originario di Pianopoli Lamezia Terme(Cz), vive a Roma in pianta stabile dal 1994 dove aveva già frequentato l’università e ci racconta come è arrivato a lavorare nell’azienda di Viale Mazzini quasi per caso e con una dose di fortuna dopo le sue esperienze da giovanissimo nel circuito televisivo Cinquestelle, consociato alla Rai che molti ricorderanno, come voce per i promo e del successivo praticantado da giornalista. Questo fino al 1994 poi quasi per caso, ma niente succede quasi mai per caso, l’ingresso in Rai nel 1996 con un contratto a termine e di seguito per nove anni il rotocalco La Notte dei Misteri diventa la sua casa e gli altri programmi di successo sopra nominati.
Che si tratti del caso o di una passione autentica per la radio non lo sappiamo ma certo è che quando gli chiediamo se farebbe un cambio con la televisione ci risponde che quest’ultima è diventata troppo veloce ed eccessivamente legata alle immagini e si intuisce una propensione naturale verso l’antico strumento.
Il servizio più interessante che abbia realizzato lo ricorda con piacere anche se l’argomento che trattava era piuttosto scabroso, indimenticata e brutta storia del sequestro di Cesare Casella nel 1988 da parte dell’anonima sequestri con la famosa protesta della mamma la signora Angela che nel tentativo di far liberare il figlio si incatenò pubblicamente. Lavorare nel profondo della terra di origine, l’Aspromonte, e raccontare della crudeltà di quella che in quegli anni era la banda specializzata in rapimenti più pericolosa in contrapposizione alla realtà contadina invece della totalità degli abitanti del luogo, gente di animo buono e genuina quasi completamente staccata dal mondo reale, è stata una grossa esperienza.
Va orgoglioso anche di un altro servizio da lui realizzato che ebbe grande risalto su un presunto affresco di Renoir in una chiesa a Capistrano(VV), in cui il celebre pittore francese non realizzò degli affreschi ex novo ma si occupò di una sorta di restauro di quelli esistenti come ringraziamento dell’ospitalità ricevuta, e la singolarità del tutto consisteva nel fatto che Renoir nel suo lavoro attribuì ai personaggi già esistenti tutte le caratteristiche fisiche dei soggetti presenti nelle sue opere.
Sogno nel cassetto resta però sempre legato al popolo della notte; gli piacerebbe, ci dice, dedicarsi ad una striscia quotidiana su questo argomento.
Ci è piaciuto descrivere da dentro il mestiere del cronista radiotelevisivo che ha il compito di riportare a chi lo vede, in questo caso a chi lo ascolta, la realtà delle cose e dei fatti. Noi che siamo qui a sentire ogni giorno Lorenzo Opice ed i suoi colleghi ringraziamo lui e il suo lavoro che dietro a quella voce nasconde allo stesso modo cronaca e passione.