Francesco Totti è quel personaggio, quel (ex) giocatore che puoi amarlo od odiarlo, con l’impossibilità di trovare la via di mezzo, quella dell’indifferenza agli atteggiamenti che la stampa e i detrattori hanno voluto etichettare con quel “Pupone” che di complimento ha finito con l’aver ben poco.
Da pochi giorni l’ex capitano della Roma si trova in libreria per una lettura alla portata di tutti e non più solo di Totti.
“Un Capitano” è il lavoro letterario scritto con il giornalista Paolo Condò e la cui collaborazione è risultata determinante a mettere in risalto la parte più umana del personaggio, come accade ogni volta che intervista atleti o allenatori.
Ed è questo che sorprende di più. La parte umana, emotiva, del protagonista di questo libro si mostra in maniera totalmente differente rispetto a quel Totti fastidioso ed arrogante mostratosi in campo, con atteggiamenti che all’interno del libro lo stesso Francesco condanna, come lo sputo a Poulsen e il calcione rifilato a Balotelli, unico caso (quest’ultimo) in cui un giocatore non viene difeso dai propri compagni di squadra.
Una storia lunga quarant’anni non può che cominciare dagli inizi, dallo “gnomo” che faticava a crescere ma che sprigionava un talento cristallino già in tenera età, con ricordi di partite interminabili giocate in strada e che riportano noi poveri adulti a ripensare a tempi oramai inesistenti, dato che in strada o nei prati si è smesso di giocare.
Il “rifamo le squadre”, il vestito da Pulcino Pio con carezza di Papa Giovanni Paolo II, i pomeriggi in sala giochi. E poi, l’approdo alla Lodigiani e le sfide contro la Lazio di Nesta, il percorso nella Roma di Liedholm e quella timidezza mista a riservatezza che lo teneva rinchiuso nel silenzio e negli occhi bassi per non mancare di rispetto ad uno spogliatoio capitanato dal suo idolo Giannini.
Gli alti e bassi sportivi e nei rapporti con gli allenatori e con la società, il rispetto di alcuni avversari e quello mancato per altri (ad esempio l’ex capitano Negro), lo scudetto e infine l’addio, senza dimenticare i sentimenti per i famigliari, gli amici di una vita, l’amore per sempre per Ilary Blasi e quello per i figli.
“Un capitano” è più di un semplice libro e non è quel libro che termini in una giornata e che lascia poco nel lettore, aiutando a scoprire aneddoti di vita fuori e dentro al campo, rivalutando alcune cose di cui avevamo un’idea ben diversa e con tutta probabilità contaminata dalle informazioni rifilate dai media.
Un libro che al di là di ogni fede calcistica non può mancare nella collezione delle autobiografie calcistiche.