Altra tappa del percorso intrapreso di analisi da fuori e dentro della realtà circense italiana in riferimento al DDL 2287 bis sulla dismissione degli animali dai circhi , di tale realtà oggi ho avuto il piacere di parlare con qualcuno che proprio grazie alla carica che ricopre da anni conosce bene per forza di cose: il Presidente dell’ Ente Nazionale Circhi, incarico che riveste dall’inizio del 2011, il Dottor Antonio Buccioni. Entriamo immediatamente nel vivo della conversazione: “E’ evidente che immaginare un circo italiano senza la presenza degli animali non può non destare una preoccupazione in ordine alla sua sostenibilità e sopravvivenza. Volendo fare una premessa di carattere storico se guardiamo a qualche anno fa possiamo dire che a partire dall’ultimo venticinquennio del secolo scorso circa, parliamo della realtà italiana, il mondo della comunicazione e dello spettacolo in generale sono stati rivoluzionati dalla esplosione di quello che si può definire lo spettacolo domestico con delle motivazioni e ragioni a mio avviso serie e profonde, in pratica allo scopo di allontanare le persone tra loro, dai luoghi di aggregazione, dalle strade per chiuderli il più possibile all’interno delle mura di casa. Questo mutamento sociale ha avuto delle conseguenze epocali e nello specifico del Circo la sua resistenza ha obiettivamente del miracoloso“.
Ci dice il Presidente Buccioni, parlando di cifre e prendendo come termine di paragone un settore che fa parte anch’esso dello spettacolo, ” L’industria cinematografica ha perduto la maggior parte dei suoi spettatori rispetto agli anni ’60-’70, periodo in cui venivano strappati annualmente circa seicento milioni di biglietti (cifra tra l’altro sottostimata) mentre oggi il settore festeggia quando si raggiungono i cento milioni di tagliandi.
Pur essendo mutato radicalmente nella struttura logistica che tecnologica, siamo passati ad esempio dalle sedie di legno mobili alle poltroncine riscaldate o refrigerate a seconda del periodo dell’anno, dalle sale singole ai multiplex e ai megaplex, non volendo considerare parcheggi riservati e custoditi, o tutto il merchandising attorno, come negozi per fare shopping con bar e tavole calde annessi (i grandi centri commerciali ne sono esempio lampante), eppure i risultati di mercato sono spesso scarsi.
Ecco, in un contesto come questo il Circo ha resistito stoicamente anche perché lo Stato lo ha praticamente escluso aiutandolo meno che minimamente, facendo mancare la sua presenza perfino dal punto di vista logistico” (bisogna ricordare quanto sia importante la logistica per uno spettacolo itinerante?).
Il Presidente dell’E. N. C. Antonio Buccioni
Per quanto riguarda l’argomento animali, il Presidente Buccioni dichiara che la sua posizione più radicale non potrebbe essere: “L’Ente Nazionale Circhi è per una regolamentazione della presenza, se possibile ancora più rigorosa di quella esistente, degli animali nei circhi al fine di evitarne una acritica e ideologica eliminazione. Detto questo nell’ipotesi di una presa di posizione definitiva da parte della Repubblica, essendo assolutamente convinti dati alla mano che nessuno sia in grado di tenere gli esemplari meglio della categoria circense, e storicamente parlando in particolare non certo i soggetti che la realtà italiana esprime oggi, l’ENC sarà intenzionato, supportato dalla stragrande maggioranza delle strutture, ad indicare la via dell’esilio proprio perché consegnare gli animali sarebbe una resa incondizionata, che la categoria non merita.
Tutto ciò allo scopo di evitare le fantasie e gli interessi di quanti vorrebbero fare incetta dei nostri amici non umani”, affermando che per lui la detenzione degli esemplari all’interno di strutture non circensi rimarrà un sogno irrealizzato. “Quando vengono a scendere sotto la soglia della tranquillità i margini di democrazia e pluralismo, è già successo per altre categorie, la dignità impone delle scelte forti ma che si confacciano alla natura di chi opera come i circensi in un ambito che non è possibile sfigurare, stravolgere alla base come sembra si voglia fare”.
Ciò che al momento in Italia manca nei confronti del Circo, ci dice il Presidente, è una forma di rispetto e considerazione artistica; “Io mi auguro che il Circo Italiano non si arrrenda ad una eventuale dittatura del pensiero unico che non ci si pieghi a questo periodo, perché tale è e in quanto tale destinato a finire come a finire è destinata ogni forma di dittatura, di oscurantismo culturale e socio-culturale“. Meglio l’esilio in nazioni come la Spagna o la penisola balcanica ad esempio, in cui la professione del circense è apprezzata per ciò che vale davvero e in cui lo ricordiamo operano già strutture italiane.
Per ciò che riguarda il punto di vista del pubblico prosegue il Presidente, “Coloro che non si interessano al mondo del Circo non si renderanno conto dei cambiamenti causati da una legge che costringa all’eliminazione degli animali, in pratica per chi non lo apprezza e non lo condivide così com’è probabilmente nulla cambierà, al contrario coloro che lo frequentano proprio per la presenza di questi ultimi sicuramente non potranno gradire un cambiamento radicale.
Esistono e operano in Italia e all’estero tipi di circhi denominati contemporanei, tutti degni di rispetto e che hanno per forza di cose un diverso tipo di pubblico non avvalendosi dell’ausilio animale, questi non sono etichettabili come circhi tradizionali ma fanno parte di un mondo che è quello semmai del teatro di sperimentazione ed avanguardia, e la distinzione diventa importante dal punto di vista soprattutto della contribuzione statale: se sei circo devi usufruire dei fondi destinati ai circhi, se sei teatro devi prendere fondi destinati al cinema e al teatro.
I fondamenti del circo sono una pertinenza di carattere etnico e una fisicità, e tre ne sono gli ingredienti fondamentali: i comici, gli acrobati e in ultimo ma non certo meno importante, gli animali. Tre pilastri dunque, e se ne viene tolto uno possiamo immaginare le conseguenze”.
Lo stato attuale delle cose secondo l’Ente Nazionale Circhi: “Concludendo la Repubblica Italiana, nelle sue diverse articolazioni, ha tradito il Circo e lo spettacolo viaggiante in generale in quanto la Legge 18 marzo 1968 n. 337 (la normativa relativa le Attività Circensi e di Spettacolo Viaggiante in Italia), se fosse applicata correttamente sarebbe per i tempi che percorriamo modernissima, abbisognante eventualmente solo di pochi ritocchi“.
Così prosegue: “Una legge tradita nel suo fondamento cioè il diritto alla piazza: oggi per arrivare alla prima nota dello spettacolo i circensi devono realmente sottoporsi a umiliazioni, compromessi e mortificazioni indegni di un paese che vuole presentarsi come civile, anche dal punto di vista dei contributi statali abissalmente sotto la soglia della decenza“.
La battaglia sarà durissima si capisce, una battaglia per diritti probabilmente mai acquisiti, e nessuno dei componenti del Circo e dell’ENC che li rappresenta si arrenderà, finisca come finisca. E, permettetemelo, personalmente sono con loro.
Ringraziamo ancora per la cortesia, chiarezza e grande disponibilità il Presidente Antonio Buccioni, il cui pensiero e punto di vista oltre che di grande valore e autorevolezza dovrebbe servire da spunto per una seria riflessione su questo argomento.