Immaginate una bambina di sette anni sola in mezzo alla strada soccorsa da estranei e portata in un ospedale, dove le vengono riscontrati vari traumi da abusi di origine sessuale e infezioni sessualmente trasmesse.
Immaginate una madre che lascia la sua ricchezza più grande in compagnia del suo convivente, sicura che la figlia si trovi in mani sicure quelle stesse mani che invece la piccola non ha potuto frenare, fermare, a cui non ha potuto opporsi in minima forma potendo solo subirne l’indescrivibile.
Immaginate quella bambina che ora è una donna di ventisette anni, si ventisette perché l’iter giudiziario è durato venti interminabili anni in cui c’è stata una prima condanna per maltrattamenti e già dopo molto tempo a dodici anni, con gli atti che vengono trasmessi da Alessandria a Torino per il secondo grado ed è qui che la macchina giudiziaria s’inceppa: nove anni per fissare l’appello e nel frattempo la prescrizione che sopraggiunge per legge.
Avete immaginato tutto? Ecco, non è servito a niente. Nessuno potrebbe mai immaginare quello che questa bambina, adolescente, ragazza e ora donna ha subito dovendolo ricordare ogni volta che entrava in un’aula di tribunale. Il peggiore reato forse che si possa compiere nei confronti di un essere umano, qualcosa che entra nella parte più intima di chi lo subisce e non mi riferisco esclusivamente all’intimità fisica ma a quella psicologica, dove restano i segni che non si cancellano.
La procura generale si è scusata pubblicamente nella persona della giudice mentre pronunciava la sentenza di prescrizione ma ha poca importanza, anche se umanamente siamo con la corte in quanto un magistrato è in prima istanza un essere umano ed un essere umano con una coscienza non può non rendersi conto di quanto l’accaduto giudiziario sia ai confini dell’incredibile.
Ecco ai confini, perché invece di incredibile non c’è proprio niente. E’ tutto troppo vero.
E’ reale quello che è successo, e per l’ennesima volta è perché abbiamo un sistema giudiziario che viaggia ai confini e oltre del possibile e dell’impossibile ma purtroppo fattibile, lo dimostrano questi episodi ogni volta che vengono inevitabilmente riportati dalla stampa.
Io di mio l’unica cosa che mi sento di dire è che cercherò sempre di portare all’attenzione il più possibile fatti simili e altri di ingiustizia evidente, anche se come in questo rientranti perfettamente nelle leggi vigenti, e quindi sono proprio queste leggi che, faccio appello al legislatore ricordandogli che in primis è un essere umano, vanno modificate, rielaborate, riscritte in modo che l’accaduto non si ripeta ancora una sola altra volta. Non credo ci voglia più che un pò di buona volontà e lavoro serio.
L’uomo in quanto tale sono convinto che deve per sua natura imparare dagli errori commessi. E il primo passo è non dimenticare quanto succede. Non dimentichiamo neanche questa orribile vicenda; noi no a differenza della protagonista che invece alla richiesta se volesse presentarsi al processo si è rifiutata dicendo: “Voglio solo dimenticare”.
Sarà difficile, molto.