Io non ho più il pallone tra le mani ed è un po’ come sentirsi nuda. Stringo tra le dita un microfono, le caviglie poggiano su due tacchi con cui da tempo ho sostituito le mie adorate sneakers. Sono senza rete. In tutti i sensi.
Nessun nudo da copertina e niente “senza veli” da calendario tali da conquistare il pubblico maschile.
Maurizia Cacciatori si mette “a nudo” in modo figurati davanti al pubblico dei lettori, privandosi di quella rete che per anni la divise dalle avversarie, specchio non riflesso di balzi, alzate, schiacciate (prima della definitiva investitura di regista) e murate.
Senza rete mette di fronte il presente ed il passato dell’ex pallavolista azzurra, in un rimpallo di palloni tra la squadra del presente, quella capitanata da colei da anni impegnata nel mettere al servizio l’esperienza da leader nello sport al servizio delle aziende, e quella del passato cominciato in quel di Massa Carrara e terminato nel giorno dell’addio al volley giocato.
Senza rete è il racconto del percorso sportivo ed umano di una bambina toscana poco propensa a servire palloni a quei “giocatori” con il nome regole dietro la schiena, complice l’inflessibilità dei genitori (e le cui radici ci sorprenderanno) e la voglia di evasione che cresce col passare degli anni, “missione” necessaria da portare a termine per ristabilire l’equilibrio interiore.
Il collegio di Oberstdorf e l’odio per il tedesco, l’amore per il francese e per la “r” alla Piaf, a cui aggiungere quello forte per la pallavolo che diventa il campo di battaglia in cui sentirsi parte di una squadra prima e dimostrare doti di leadership poi.
La vita di Maurizia corre lungo un’autostrada infinita di allenamenti, partite, esordio in A2 prima e in A1 poi, la Champions League e la maglia azzurra, con il battito che accelera e le farfalle che rimbalzano nello stomaco, perché la parole assume altre sembianze, questa volte umane, che con un personaggio come Maurizia finisce col diventare argomento preferito dei rotocalchi.
Ma Senza rete riserva spazio ai sassolini da togliere, che diventano concreti esempi di come non si è in possesso di leadership quando il focus si sposta sul rapporto controverso con il ct Marco Bonitta nel momento in cui lui e Maurizia si ritrovano in azzurro, dopo l’esperienza alla Foppapedretti Bergamo.
Sono tante le figure a cui questo libro può interessare: gli amanti della pallavolo e fans della Cacciatori, i neofiti dello sport al femminile, quelli entrati da poco nel mondo della pallavolo rosa e che non conoscono le dinamiche di uno sport che al tempo non era a portata di social, perché di questi non vi era ancora alcuna traccia.