Quando parli del mondo degli atleti paralimpici, incontri storie diverse e comuni allo stesso tempo, di atleti che presentano il minimo comune denominatore chiamato disabilità, presente in maniera differente in ogni persona, il che comporta diverse classificazioni quando si parla di gare.
Nonostante la sua disabilità la renda comune ad una buona parte di atleti (amputazione della gamba destra), la sua storia la rende totalmente diversa da tutti gli altri.
Monica Graziana Contrafatto, nata a Gela il 9 marzo 1981, è stata il primo Caporal Maggiore dell’Esercito (1° Reggimento Bersaglieri) ad essere decorata della Medaglia al Valore dell’Esercito per il comportamento tenuto durante quel maledetto attacco del 24 marzo 2012 nel distretto del Gulistan, Afghanistan.
Era il 15 maggio 2015 e da soldato dentro ma non più operativo, Monica ricevette ciò che ancora una volta l’ha resa orgogliosa di aver rappresentato il suo Paese all’estero, anche se quel maledetto 24 marzo 2012 segnò per sempre i suoi sogni di soldatessa.
Il libro pubblicato da Mondadori parte con un anticipo di quello che ha segnato un cambiamento non voluto nella sua vita, a cui si giunge partendo dagli arbori di una bambina che di Barbie non voleva saperne, preferendo fare cose che un vero maschiaccio fa, passando col passare del tempo ad acrobazie in bike, motorino e pattini dai freni consumati.
Monica Contrafatto fu una ragazzina dal grande potere mnemonico, ma dalla poca voglia di applicarsi negli studi. Da diplomata ragioniera provò la strada universitaria, ma il fatto volle assisterla nell’evitare di perdersi in strade nelle quali avrebbe preso un bivio per uscire piena di insoddisfazione: la chiamata dell’Esercito.
Fu il primo grande cambiamento della sua vita e fu ciò che la portò ad applicarsi con decisione, senza ripensamenti, senza alcun dubbio…e senza perdere la voglia di fare scherzi e di darsi alla sana e contagiosa comicità.
Prima l’impegno tra le strade italiane, poi la chiamata afgana nel 2009 in quella che fu la sua prima missione all’estero in quel di Shindand in Afghanistan, tuttora presente in maniera importante e bellissima nel suo album dei ricordi.
La seconda missione afgana la mise di fronte ad un clima diverso e più tetro, che consumò il suo atto finale con attacchi di mortaio le cui schegge le tagliarono l’arteria femorale, con amputazione della gamba destra poco sopra il ginocchio, che portarono all’asportazione di 50 centimetri di intestino e alla ricostruzione di una mano utilizzando l’osso della gamba.
E nonostante lo scoppio a poca distanza e il rischio di lasciarci le penne, cosa capitata a due militari e con altri cinque feriti, compresa la Contrafatto, Monica rimase cosciente ma senza aver compreso la reale portata delle sue ferite.
Un evento del genere ti sconvolge la vita portando alla depressione, cosa capitata a militari di ogni reggimento e di ogni Paese, ma non alla Contrafatto che ha trovato nella rabbia la sua arma per reagire, dimostrando a tutti (a partire dai genitori) che puoi perdere un arto, ma sei vivo e per questo devi reagire per andare avanti e rifarti un presente.
Se è vero che senza la gamba destra c’è stato l’addio alle missioni e al lavoro da soldato, dall’altra parte le Paralimpiadi viste in TV furono lo stimolo migliore per darsi una seconda chance, senza cadere nella possibilità di lasciarsi andare allo sconforto. E per indole Monica lo avrebbe impedito a sé stessa a tutti i costi.
Dal contatto con Martina Caironi, diventata col tempo avversaria in pista e con la quale ha rappresentato il podio paralimpico a Rio 2016, è nata la possibilità di portare la sua grinta sul tartar, non senza ostacoli che hanno rischiato di riportarla ad atteggiamenti che hanno contraddistinto la su gioventù.
Oggi Monica Contrafatto ha all’attivo un bronzo paralimpico, un argento europeo ed uno mondiale, con onoreficenze quali Ufficiale Ordine al merito della Repubblica italiana, Medaglia d’oro al valore dell’esercito, Croce d’onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero e Medaglia d’oro al valor civile della Regione Siciliana.