Oggi intervistiamo Stefano Pollari, una personalità del web e soprattutto un papà modello.
1. Partiamo subito con la prima domanda: chi è Stefano Pollari?
Stefano è un ragazzo semplice, che ama la vita, ama sorridere, sdrammatizzare e stare in compagnia. Ma prima di tutto questo, è un papà: con i suoi pregi e i suoi difetti, permaloso e possessivo con chi ama ma il mio più grande difetto è quello di essere troppo buono.
2. Com’è stata la tua infanzia?
Posso ritenermi fortunato sotto questo punto di vista, pur venendo da una famiglia di separati ed essendo cresciuto per la maggior parte con mio padre, non ho avuto grandi problemi esclusi quelli comuni, classici alti e bassi ma che ogni famiglia si trova ad affrontare. Stefano bambino me lo ricordo esattamente come adesso e non so se sia un bene o un male, ma con lo stesso spirito giocoso e leggero, ovviamente nel crescere si ha meno spensieratezza ma la testa è sempre quella, certo però, con un po’ più di sale in zucca.
3. Come sei diventato famoso sui social?
Beh ad essere sincero, fin da piccolo, riallacciandomi alla domanda precedente, sono stato incline ad essere il classico “burlone” in senso buono ovviamente. Ricordo perfettamente quanto mi piacesse durante i compleanni o gli eventi mettermi al centro della sala e intrattenere il mio “piccolo pubblico” con imitazioni e barzellette, e vedere quei sorrisi mi ha sempre dato una grande emozione nel mio piccolo. I social mi hanno dato la possibilità di far crescere gli spettatori e di conseguenza l’emozione che provo a strappare un sorriso a qualcuno, chiunque esso sia, lontano o vicino. E’ iniziato come mio solito per gioco, dopo il mio primo video, in un anno, raccontando semplicemente quella che è la mia vita da papà, sono riuscito a raggiungere 60 milioni di visualizzazioni.
4. Com’è nata l’idea di fare video con tua figlia?
Da quando è nata Ilary è stata una presenza costante nella mia vita e sarebbe stato impossibile non coinvolgerla in questo grande gioco. Col passare del tempo questo non fa altro che legarci ancora di più e creare un legame diverso e speciale tra noi. A tutti gli effetti e diventata la mia piccola socia.
5. Che rapporto hai con lei?
Impossibile spiegare a parole quello che si prova. Non saprei descrivere la mia relazione con lei. E’ un amore che va oltre ogni cosa, incondizionato. Solo chi è genitore può capire. Il nostro rapporto , è appunto: unico.
6. Che tipo di papà sei?
Cerco di essere sempre severo al punto giusto, anche se non è facile resistere a quegli occhioni dolci che ti guardano. Ma so che è per il suo bene, che a volte resistere serve.
7. Come pensi sia cambiato il ruolo padre/figlio da qualche decennio fa, ad oggi?
Facendo un paragone da io figlio a io padre, più che cambiati noi, penso sia cambiato il contesto che ci circonda. Inevitabilmente sono diverse le abitudini, i giochi, tutto. Forse oggi ci sono un po’ più di “pericoli”, ma con la giusta attenzione, sono certo che si riesca a raggiungere comunque il massimo risultato.
8. Come sono cambiati i figli di oggi rispetto alle nostre generazioni?
Beh io forse sono una delle ultime generazione ad aver vissuto il parchetto sotto casa, le partite di pallone, il pomeriggio a casa sporco di fango dei giardinetti. Inoltre da piccolo avevo la passione del suonare il pianoforte, quindi facevo lezioni e questo mi portavo lontano da quello che erano computer e tv, anche se ce n’erano comunque molto di meno. Adesso la generazione e decisamente più “SMART” e si sono persi i rapporti umani e sociali. Questo implica una difficoltà per noi genitori sicuramente: sotto questo punto di vista, il ruolo del genitore diventa fondamentale nel cercare di trasmettere nonostante ciò i giusti valori e principi.
9. Pensi che la tecnologia abbia influito positivamente o negativamente sui bambini?
La tecnologia come tutte le cose, se usata nel modo corretto, può essere solo che un’agevolazione e un elemento in più. Io ad esempio, per quanto possa essere “social”, non ho ancora dato il via libera a mia figlia, se non nei brevi momenti che condividiamo insieme. Il mio intento è quello di orientarla il più possibile verso le care vecchie bambole e cercare di limitare ore ed ore di pc o tv.
10. A cosa possono essere utili il mondo del web e le apps nell’età dell’infanzia?
A mio parere nell’età dell’infanzia , come quella di mia figlia, servono a ben poco.
11. C’è qualcuno che sul web ti critica per esporre tua figlia sui social? Se sì, come rispondi a queste critiche?
Su questo argomento c’è molta ipocrisia: i pochissimi che hanno provato a criticare il mio vivere, sono gli stessi che condividono foto e video di figli e nipoti sui social: cosa cambia? Se io racconto il mio quotidiano con mia figlia, non significa che io la stia esponendo ad alcun rischio. Una giornata è fatta di 24 ore e 2-3 stories di Instagram per un totale di un minuto, non hanno sicuramente incidenza sulla bambina. Tutto ciò serve solo ad intrattenere chi ci segue e ci dà la possibilità di lanciare messaggi positivi, in un mondo in cui tra telefoni e tv, di bei messaggi se ne vedono ben pochi.
12. Come ti vedi tra dieci anni?
Mi ponevo la stessa domanda quando avevo vent’anni, e ora che ne ho trenta, credo che la risposta sia sempre la stessa: con lo stesso spirito, perché il fanciullino che c’è in me è sempre in prima linea.