Federico Morlacchi, dalla nascita a Rio 2016
Ci sono libri autobiografici che raccontano gesta sportive associate ad un ego che spesso supera i livelli di guardia.
Vi sono altri libri, invece, che raccontano sì la storia di un atleta, ma senza abbandonare la parte più empatica, emotiva, che spesso catturano l’attenzione e la passione del lettore.
“Nato per l’acqua”, il libro scritto da Davide Di Giuseppe e dal campione paralimpico Federico Morlacchi, racchiude al suo interno una storia che tocca l’intimo di una famiglia e non solo del protagonista del libro, aprendo la mente anche a chi in un atleta vede soltanto la parte sportiva e non quella umana, a prescindere dall’essere normodotato o diversamente abile.
Il racconto di “Nato per l’acqua” somiglia all’epilogo progressivo di una gara di media/lunga distanza, in cui si parte alla pari e si giunge da soli, con tutti i fari puntati addosso. Si comincia con il racconto alternato di Federico, della madre Emanuela e del padre Luciano, per poi vedere le figure genitoriali man mano defilarsi per lasciare spazio in abbondanza alle vicende del ragazzo di Luino.
Una storia toccante che parte dalla scoperta dell’ipoplasia congenita al femore sinistro mentre era in grembo, che aveva portato la madre a restare distaccata dal figlio per due anni, per poi riscoprire quell’amore che la portò a diventare la sua roccia.
La fase bambinesca con la scoperta del nuoto, il delfino da predestinato, l’ingresso nel pianeta PolHa Varese a 8 anni, le tappe natatorie fatte di vittorie, cadute e risalite, fino alle medaglie olimpiche.
“Nato per l’acqua” è un libro acquistabile in formato cartaceo nelle librerie e su Amazon, dove potete trovare anche la versione ebook.