Ho già scritto molte volte con piacere di teatro, opere teatrali e dei suoi interpreti. Qui voglio portare all’attenzione di chi ama il teatro d’autore, sarà rappresentato da oggi fino al 27 di maggio al Teatro Vittoria di Roma lo spettacolo vincitore della edizione 2017 della rassegna “SALVIAMO I TALENTI – Premio Attilio Corsini” prodotto da Attori & Tecnici, Un uomo è un uomo di Bertolt Brecht.
E per farlo ho parlato col regista Lorenzo De Liberato al quale chiedo subito da dove viene l’idea di cimentarsi in un’opera così impegnativa e per di più tra le meno conosciute del celebre drammaturgo tedesco.
“L’idea nasce da Alessandro De Feo, che è il protagonista dello spettacolo e ottimo conoscitore di B. Brecht. Avendo tutti noi in comune il lavoro nell’Opera da tre soldi all’interno Accademia Internazionale Arte Drammatica Teatro Quirino dove gli attori
che lo interpretano si sono diplomati e dove io sono arrivato (diploma all’Accademia del Cinema e della Televisione a Roma) ci è piaciuto realizzare questa commedia vedendola come una sfida, in quanto pur essendo uno scritto giovanile di Brecht è si straordinario per i contenuti che esprime ma altrettanto complesso proprio per questi ultimi”.
Prova di questa complessità rappresentativa è il fatto che negli ultimi trent’anni Un uomo è un uomo è stata portato in teatro solo un paio di volte, anche se Lorenzo mi confessa che forse questa opera ha sofferto di poca fama in quanto le sorelle molto più conosciute ( l’Opera da tre soldi, Madre Coraggio e i suoi figli o Vita di Galileo le più rappresentate) probabilmente ne hanno offuscato la bellezza.
Gli attori, li vedete nella locandina e nelle altre foto, sono Tiziano Caputo, Matteo Cirillo ( di cui vi ho già parlato poco tempo fa), Alessandro De Feo, Alessio Esposito, Agnese Fallongo, Lorenzo Garufo, Stefano Patti, Mario Russo e Irene Vannelli.
Non è questa la prima rappresentazione che fanno, nel 2014 hanno già avuto successo al Teatro Trastevere con una edizione autoprodotta che è stata apprezzata da attori e registi di esperienza rimasti particolarmente colpiti mi dice Lorenzo dal coraggio e soprattutto dalla scelta di una voluta semplicità scenografica, contrariamente alle caratteristiche dell’opera che invece richiederebbe una scenografia notevolmente “carica”.
Veniamo alla trama: “Lo spettacolo parla della capacità di annullare la personalità dell’essere umano, di come un individuo possa essere manovrato e alla fine reso simile ad una macchina che esegue ordini senza pensare in un automa. Brecht vuole far vedere
come un sistema capitalistico sia in grado disumanamente di rendere tutti uguali di annullare in pratica la volontà di ciascuno rendendo tutti identici strumenti di un sistema molto più grande e potente di loro. Il collegamento (automatico) è che questo Brecht l’ha pensato e scritto solo pochi anni dopo la formulazione della Teoria della Relatività di Albert Einstein, dalla quale è chiaro sia stato evidentemente influenzato perché nell’opera il riferimento all’essere umano come relativo si ripete con frequenza. Il concetto è che l’uomo non essendo al centro del sistema può diventare strumento utile ad uno scopo”.
Capite che la modernità o se volete l’attualità di questo testo addirittura precedente all’avvento del nazismo sia stupefacente, infatti Lorenzo è orgoglioso del fatto che lui e i suoi colleghi non abbiano dovuto fare nessun riadattamento rispetto all’edizione originale. Questo anche grazie al fatto che regista e attori, tutti attorno ai trent’anni, sono un gruppo e unito che ha lavorato a diversi spettacoli ed anche se ovviamente impegnati magari su fronti diversi però “quando ci ritroviamo insieme riscopriamo che l’affiatamento è sempre il punto fermo che ci consente di lavorare bene”.
Gli chiedo essendo Brecht scrittore drammatico come il pubblico recepisce testi così “impegnati”, ma diversamente da quello che pensavo mi dice che reagisce molto bene perché in realtà si tratta di uno spettacolo molto divertente: “Ha un cinismo ironico, a mio
parere l’ironia aggiunge al dramma quella ferocia necessaria e questo è proprio uno di quei casi in cui cinismo e ironia completano lo spettacolo”.
Come faccio di solito a chi esercita questa professione chiedo a Lorenzo un consiglio a quei ragazzi giovanissimi che hanno la passione della recitazione e vogliono avvicinarsi al teatro: “Armarsi di tanta, tanta pazienza e mai scoraggiarsi perché ci sono testimonianze
di attori che col tempo sono riusciti ad emergere e dimostrare le loro qualità. Gli inizi sono sempre molto difficili per tutti, ma perdersi d’animo è la scelta sbagliata e poi un consiglio davvero importante che do è leggere moltissimo e in maniera intelligente perché bisogna saper utilizzare le parole, lo strumento principale dell’attore. E’ necessario secondo me essere molto acculturati e trasformare lo studio in una passione”.
Sapete che scrivo di certi argomenti perché mi piace e se vi consiglio di andare in teatro a vedere Un uomo è un uomo credetemi: ne vale davvero la pena. La recitazione è il modo di trasmettere sentimenti e idee di chi scrive e questo gruppo di attori, non voglio
tralasciare la regia di Lorenzo De Liberato e le musiche originali di Tiziano Caputo eseguite dal vivo da Valerio Mele e Mario Russo, ci riesce molto bene.
Quindi lo spettacolo inizia oggi e ricordo fino al 27 potete andare a vederli al Teatro Vittoria di Roma, correte!