L’amore, cos’è davvero l’amore. Dalla notte dei tempi ormai l’uomo si pone questa domanda e da bravo filosofo si da sempre una risposta, per forza profonda dato l’argomento.
In “Come se fosse lei” Pino Quartullo (come ho accennato nel precedente articolo autore regista e interprete dell’opera, una sceneggiatura teatralizzata per l’occasione) lontano dal molto filosofare che si è sempre fatto sull’argomento e con la sua consueta collaudata ironia alternata ad altrettanta seriosità affronta l’amore tra un uomo e una donna, o meglio tra due uomini e una donna. Niente di più diverso però dal solito triangolo che verrebbe in mente a questo punto…
La trama vede un famoso scrittore premio Nobel Alberto Zorchi rilasciare stranamente, in quanto da anni ritiratosi a vita privata su un’isola, una intervista al giornalista (che poi si rivelerà invece essere un professore di musica sotto mentite spoglie) Enrico Lambardiello il quale scrive su una rivista di Tarquinia, piccola cittadina della Tuscia.
Si scopre subito il carattere scorbutico sicuramente amplificato per alimentare il suo personaggio del prof. Zorchi splendidamente disegnato ed interpretato da Pino Quartullo e quello quasi intimorito (sarebbe il minimo visto che viene accolto a fucilate) di Enrico Lambardiello, quest’ultimo sapientemente interpretato da un Lino Guanciale in grande spolvero, in quanto prima ci appare nella veste di giornalista quasi sprovveduto e poi in quella molto più decisa e sicura che nasconde il vero motivo che lo ha spinto a recarsi sull’isola.
In tutto questo c’è la voce narrante della bravissima Mia Benedetta, attrice romana proveniente anche lei dalla tradizione teatrale vera, la quale nel primo atto descrive passo passo l’evoluzione dell’incontro tra i due e nel secondo si trasforma assumendo il ruolo di Roberta Magaldi la figura misteriosa e simbolica che unisce due uomini così diversi tra loro.
Zorchi-Quartullo è il classico “orso” un po’ narcisista, il quale a suo dire ha voluto allontanarsi dal mondo e che odia ogni forma di contatto con chi invece vorrebbe celebrare le sue capacità narrative, ed è proprio con la scusa di parlare del suo ventunesimo libro appena pubblicato che Lambardiello-Guanciale riesce a farsi ricevere. La verità è che il professore lo accoglie per curiosità in quanto il giornalista proviene dalla cittadina in cui vive la donna da questo amata molti anni prima Magaldi-Benedetta e con la quale intrattiene un rapporto epistolare fittissimo ma di cui non ha notizie da alcuni mesi.
Bellissimo sarà scoprire nel secondo atto, siamo in teatro il colpo di scena è di rigore, che la Magaldi nove anni prima sposatasi con Lambardiello è morta da ben sette e che avendo scoperto tutto quest’ultimo decide di continuare a scambiare quelle lettere col professore sostituendosi alla donna, nel recondito intento di mantenere a suo modo di vedere “in vita” la moglie.
Se Pirandello in Sei personaggi in cerca di autore ci fa capire che la verità può non essere una sola ma dipendere dal personale punto di vista, qui Pino Quartullo a mio modo di vedere pone l’accento sul fatto che anche l’amore può essere diverso a seconda di chi si ama o di chi è amato, come diverse possono essere le persone a seconda di chi hanno davanti a sé.
Mentre per Lambardiello-Guanciale il quotidiano e normale vivere con la persona amata è l’essenza vera del rapporto per Zorchi-Quartullo questo è l’esatto contrario cioè la degenerazione della sessualità, per lui l’amore è istinto e passionalità non certo piatta quotidianità.
Vedere professionisti della recitazione al lavoro è sempre un piacere unico. Mia Benedetta proviene dalla migliore scuola recitativa francese e vi assicuro si vede (vanta fra le altre cose un debutto con Francesca Comencini proprio in questo Teatro dei Marsi che ha ospitato la serata) in aggiunta alla stima professionale che Pino ha per lei da molti anni, contraccambiata pienamente da Mia sia sotto il profilo umano che artistico, ha fatto si che interpretasse l’impalpabilità fisica ma con fortissima presenza scenica di Roberta Magaldi il personaggio cardine a cui la storia gira attorno. “Quando ho deciso di teatralizzare questa sceneggiatura ho pensato subito a Mia dice Pino, per eleganza sensibilità e fascino incarna perfettamente la donna ideale che uno vorrebbe incontrare”. Dal suo Mia Benedetta conferma che è stata “felicissima di partecipare a questo spettacolo in quanto il mio personaggio ha il doppio ruolo prima di osservatrice (la voce narrante del primo atto) e poi quello della donna che ama follemente entrambi gli uomini in modi diversi che per lei sono idealmente un unico corpo, oltre al sincero piacere di poter interagire con grandi attori come Pino e Lino”, e rimarca l’importanza scenografica dello spostamento di luci nella rappresentazione in funzione degli episodi narrativi.
Pino Quartullo di cui ho scritto altre volte e di cui mi occuperò ancora con la sua capacità di autore-attore-regista e quella scenografica (come detto da Mia con il gioco di luci e ombre ha orchestrato benissimo l’importanza dei momenti narrativi) è la solita certezza di riuscita.
Il suo desiderio e augurio è che come nelle intenzioni dell’Avvocato Irti si riesca grazie appunto alla Fondazione che porta il suo nome a realizzare la trasposizione cinematografica della sua sceneggiatura. Nel frattempo sta lavorando ad alcuni workshop recitativi, ha partecipato alla nuova serie di Una pallottola sul cuore con Gigi Proietti oltre ad un ruolo nel film L’eroe in compagnia di Salvatore Esposito (Gennaro Savastano di Gomorra n.d.r.). In aggiunta come sempre progetti teatrali di cui però parlerò prossimamente.
Ho lasciato volutamente per ultimo Lino Guanciale che per inciso qui ad Avezzanoha giocato in casa, il quale non ha ormai bisogno di presentazioni essendo molto conosciuto anche ma non solo per i ruoli all’interno di fiction televisive di grande successo degli ultimi anni (oltre che per la grande popolarità presso la maggior parte del pubblico femminile…). Pino mi racconta che lo conosce e segue dai tempi dell‘Accademia nazionale d’arte drammatica da cui proviene, anche nel suo caso garanzia di qualità. Dicevo che l’ho lasciato per ultimo non certo in ordine d’importanza ma solo perché ho intenzione di parlare ampiamente oltre che del suo ruolo in Come se fosse Lei di lui e della sua carriera.
Una menzione a parte la voglio dedicare al maestro Raffaele Collicenza (lo potete vedere al piano insieme ad altre foto con i suoi colleghi), il quale ha saputo interpretare magistralmente le musiche concesse per questa occasione particolare da Nicola Piovani. Inutile dire quanta e quale importanza ha l’arte musicale nel rivestire le opere non solo teatrali, grazie davvero.
Chi ha potuto assistere alla serata non potrà sicuramente non condividere le mie impressioni sono sicuro, per chi non ha potuto c’è sempre la speranza di farlo in futuro.